martedì 14 dicembre 2010

QUANDO IL MORALISMO UCCIDE IL DESIDERIO

Al moralismo che oggi ci troviamo di fronte corrisponde una riduzione sistematica dei desideri. Ciò è alla base del degrado economico e politico che è sotto i nostri occhi. Un’azione diventa moralistica quando perde il nesso con ciò che la genera, come ad esempio quando si continua a vivere da sposati e non c’è più il nesso con l’attrattiva che ha generato l’amore della coppia. Oppure quando si lavora, guadagnando anche bene, senza il desiderio di trovare appagamento e compiutezza nell’attività di lavoro che viene svolta. In questi casi tutto diventa insopportabile, pesante da affrontare.
In questo nostro tempo siamo impestati di moralismo ed i moralisti sono coloro che salgono in cattedra per esprimere giudizi (quasi sempre pre-giudizi) ed emettere sentenze. Mentre ciò che manca veramente sono realtà sociali in grado di sostenere il desiderio fino in fondo, liberandolo dalla prigione dell’astrattismo, che sostanzia nel rifiuto di una rappresentazione figurativa della realtà.
Quando noi pensiamo ad una mela ciò che ci viene in mente è l’immagine della mela, non uno schizzo surreale, giallo o rosso. Se noi pronunciamo la parola cane, la mente ha raffigurato già l’animale, quasi sempre simpatico, se si sta per dire una cosa bella di un cane, o brutto e aggressivo, quando si sta per parlare di un fatto negativo.
Viene da chiedersi perché non è più come una volta. Perché non si può più campare di desideri, avere delle prospettive, degli stimoli. In che cosa siamo cambiati.
Oggi si vive di morale: che poi altro non è che una formula cui corrisponde un canone; di curriculum; di comportamento; di atteggiamento; di status sociale. La morale è il fascismo dei tempi nostri. In nome del moralismo si purga, si picchia, si uccide sempre. E a farvi le spese è sempre l’uomo, cui viene privato dei propri desideri, della propria anima.
Senza desiderio non vi è sviluppo, non vi è progresso, non vi sarà cammino dell’uomo. Ma nichilismo. Il quarantaquattresimo Rapporto del CENSIS, Centro Studi Investimenti Sociali, riferisce di una situazione sociale di appiattimento e a questa condizione ci siamo arrivati a causa della perdita del desiderio.