giovedì 13 settembre 2012

Renzi: "Chi ha votato Berlusconi venga da me"

Il rottamatore: "Chi ha votato Berlusconi venga da me". Poi l'attacco a Bersani: "Tu stai con i comunisti, così non governerai mai. Andate tutti a casa" La campagna elettorale in vista delle primarie di Matteo Renzi è partita col botto, con un affondo durissimo contro i leader della sinistra: "Sono rimasti gli stessi forse per darci la certezza di qualcosa di immobile in un mondo che cambia. Oggi siamo qui per puntare un compasso e girarlo dall'altra parte - lancia la sfida il sindaco rottamatore di Firenze -: vogliamo dire che cosa ci immaginiamo noi per il nostro futuro e non vogliamo limitarci ad aspettare. Vogliamo crearlo ed essere protagonisti, perché lì sta la grande forza della sinistra". Poi l'altra bordata. Renzi si riferisce alla foto dei vari Diliberto, Vendola e Di Pietro, tutti insieme a presentare le firme per il referendum sull'articolo 18: "Ho visto le foto di questi personaggi, la foto del palazzaccio, l'immagine di una sinistra che non governerà mai". Il messaggio a Bersani è chiaro: tu stai con i comunisti, e con i comunisti perderai, sempre e comunque. Ma il vero colpo di teatro doveva ancora arrivare. Renzi ha spiazzato tutti, e in primis e il Pd, quando ha aperto a destra, ha clamorosamente strizzato l'occhio all'elettorato moderato guidato dal Cavliere: "I delusi da Berlusconi vengano da noi". Così, semplicemente, senza giri di parole, Renzi ha snocciolato una frase dalla potenza dirompente e che farà venire non pochi mal di testa nel Partito Democratico. L'obiettivo del sindaco rottamatore è evitare un governo come quelli guidati da Romano Prodi, che "ha vinto due volte le elezioni e due volte il centrosinistra lo ha mandato a casa. Vediamo questa volta se ci riusciamo a non ripetere quest'esperienza". E per riuscirci, a "non ripetere quest'esperienza", nel bel mezzo della lotta per la leadership che il Cav lo ha sempre odiato, Renzi ha lanciato un appello proprio ai berlusconiani. Nessun simbolo del Pd - E' iniziata così, a Verona, alle 11.47 del 13 settembre 13 settembre 2012, la sfida lanciata da Renzi a Pierluigi Bersani. Significativo il fatto che né sul camper né sul palco di Verona si è visto il simbolo del Partito Democratico. Le parole d'ordine del rottamatore sono "emozione" e "speranza". Renzi è arrivato a Verona con qualche minuto di ritardo, ed è così saltato l'incontro col sindaco leghista Flavio Tosi. Ma Renzi non ha perso tutta la carica con cui mira a distruggere la nomenklatura di sinistra: "Quando il centrosinistra rifiuta la logica del catenaccio e prova a giocare all'attacco, allora rischia di farcela, rischia di imporre il futuro all'Italia", rilancia la sua sfida. Quindi un altro colpo basso ai leader: "Noi siamo i primi che possono candidarsi senza portare la giustificazione. Perché mentre gli altri erano in Parlamento, noi eravamo all'asilo. Dobbiamo cambiare i prossimi 25 anni, il futuro dei nostri figli. La nostra scommessa di oggi è riportare la prospettiva del futuro. Non veniamo dal pianeta delle chiacchiere: siamo sindaci, siamo amministratori". La candidatura - E se ancora non fosse stato chiaro, Renzi ha ufficializzato la sua candidatura alle primarie del centrosinistra: "Annuncio ufficialmente la mia e la nostra candidatura a guidare l’Italia per i prossimi cinque anni", ha detto dal palco della convention di Verona. "Se si vince - questa ipotesi la considerano poco ma faremo di tutto per fargli cambiare idea - non si tratta di cambiare il partito, si tratta di cambiare l’Italia". Poi il sindaco ha assicurato che, in caso di sconfitta, sosterrà Bersani: "Se si perde si fa quello che fanno le persone serie, non ci si inventa l'ennesima formazioncina di serie Z, si dà una mano a chi ha vinto, perché la sconfitta fa parte del gioco e la vera sconfitta è non provarci". Dunque ha insistito: "Saremo in prima fila a dare una mano a chi ha vinto". "Siamo stati umiliati" - Le bordate contro il Pd non sono però certo finite. Renzi ha definito "un'umiliazione" il fatto che lo scorso anno, alla caduta del governo Berlusconi, sia stato chiamato a governare Mario Monti e non il Pd. "Essere democratici è anche un’umiliazione quando il governo degli altri va a casa e nonostante tutta la buona volontà il tuo gruppo dirigente non riesce a trovare una proposta credibile". Per questo, ha ricordato, "il Presidente della Repubblica è stato costretto a chiamare un tecnico per quello che era il tuo ruolo". da LIBERO QUOTIDIANO

lunedì 10 settembre 2012

Favia andando ad Otto e Mezzo ha fatto bene al M5S. Ma Grillo per avere il consenso nazionale a 2 cifre dovrà necessariamente affidarsi a gente più scadente del consigliere regionale bolognese. Questo è il vero snodo in cui si trovano oggi Grillo e Casaleggio.

martedì 4 settembre 2012

I POLLI E LE POLPETTE DI UNA CERTA POLITICA

01/9/2012 - La sagra della polpetta di Pratola Serra, in provincia di Avellino, mette a nudo una realtà drammatica quanto vera sul rapporto che lega la classe politica all'elettorato. La vicenda è nota. Il vicepresidente della Regione Campania, Giuseppe De Mita, nipote dell'assai più conosciuto Ciriaco, si è presentato alla sagra della polpetta nel comune dell'avellinese, pretendendo di transitare e poi parcheggiare in mezzo agli stand gastronomici, in piena zona chiusa al traffico. La scorta di De Mita jr era convinta che bastasse la classica paletta usata dalle forze dell'ordine per aprire le acque della fiumana umana che affollava la sagra. Ma gli uomini della scorta si sono imbattuti in un vigile urbano che conosceva il proprio mestiere meglio della fisionomia del vicepresidente della Regione ed ha impedito al mezzo di transitare. La vicenda è finita sui quotidiani nazionali, anche perchè il vigile urbano urtato e scosso per il tentato abuso cui ha assistito, ha scritto una lettera di sfogo al quotidiano la Reppublica. Il sindaco di Pratola Serra, che milita nello stesso partito di De Mita, ha sanzionato con un addebbito disciplinare il vigile, reo di aver divulgato l'accaduto o per eccesso di zelo (è da verificare). La vicenda svela alcune cose. Innazitutto che alcuni vizi si trasmettono non solo per discendenza diretta, tipo quella di padre in figlio, ma anche per discendenza indiretta: da zio a nipote. Inoltre è singolare che il vicepresidente della Regione Campania si sposti con i soldi dei contribuenti, usando auto, benzina (poi dicono che le auto della polizia restano senza carburante) e forze dell'ordine che in terra di camorra potrebbero servire alla causa della lotta contro la criminalità, casomai rendendo sollievo a colleghi sfiancati da turni di lavoro eccessivamente gravosi. Questa vicenda può essere accostata a quella del presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini che per andare in giro usa otto uomini di scorta e che per la propria incolumità, e venti giorni di mare all'Argentario (in Toscana), ha prenotato mezzo albergo per tre mesi, facendo mettere mano al portafogli i contribuenti italiani chiamati come al solito a coprirne il costo. Comparando il trattamento in tema di protezione che ricevono i politici di altri paesi europei che ricoprono incarichi istituzionali anche rilevanti, scopriamo che noi italiani non siamo secondi a nessuno. L'eccesso di protezione che viene usato nel nostro Paese non è sempre giustificato. Gli anni di piombo sono alle spalle. Inoltre De Mita jr, come Fini, non sembrano tipi da far perdere il sonno ai malavistosi. Così come non risulta che abbiano schiere di fans che gli corrono dietro. Allora il sospetto vero è che in entrambe le circostanze la scorta venga usata proprio perchè fine a se stessa, dal momento che può avere l'effetto di "fare impressione" e rendere importante chi rischia di passare inosservato. Quest'ultima ipotesi offre connotati drammatici alla questione. Perchè svelerebbe la considerazione che hanno alcuni politici dei propri elettori: gente particolarmente sensibile a cose estetiche tipo palette, auto blu e guardaspalle, e meno attenta a ciò che fanno i propri eletti. In tal caso nessuna legge elettorale potrà salvare il Paese dai vizi della politica. Fabrizio Camastra

lunedì 6 agosto 2012

Crisi: dalla Germania pioggia di critiche a Monti dopo l'intervista a Der Spiegel

Nell'intervista al settimanale tedesco il premier aveva invitato i leader nazionali a mantenere una ''certa autonomia'' rispetto ai propri parlamenti nazionali. Dalla Germania arriva una pioggia di critiche dopo l'intervista rilasciata da Monti al settimanale ''Der Spiegel'' in cui il premier italiano ha esortato i governi a mantenere una certa autonomia dai parlamenti nazionali affinche' si possano prendere decisioni rapide per meglio combattere la crisi dell'Eurozona. Il ministro degli Esteri Guido Westerwelle ha dichiarato che il Parlamento ha un ruolo decisivo che non deve essere compromesso in tempo di crisi. ''Il controllo parlamentare della politica europea e' fuori da ogni discussione'', ha spiegato il capo della diplomazia. ''Abbiamo bisogno di un rafforzamento, non di un indebolimento della legittimazione democratica in Europa'', ha aggiunto. In sostanza per il ministro degli Esteri tdesco non devono essere esigenze interne a guidare l'azione di un paese in Europa, perche' la situazione ''e' troppo seria''. Infatti, a proposito del risentimento crescente contro la Germania di cui ha parlato Monti, Westerwelle ha avvertito che il tono del dibattito sulla crisi sta assumento toni ''pericolosi'' per l'unita' europea. ''I tentativi di rafforzare la propria posizione in patria - ha aggiunto - non possono essere la forza che guida l'azione di un paese in Europa, e questo vale anche per la Germania. La situazione europea e' troppo seria, c'e' troppo in gioco''. Dal canto suo ,il leader del gruppo parlamentare del blocco conservatore della cancelliera Angela Merkel, Volker Kauder, ha affermato che ogni tipo di riforma deve godere del rispetto del ruolo delle legislature nazionali. ''Posso solo dire che i diritti del Parlamento, o il parlamentarismo, non devono essere eliminati attraverso un rafforzamento delle istituzioni esecutive in Europa'', ha pecisato. Sulla questione si e' poi pronunciato anche il governo tedesco, che, per bocca del suo portavoce, George Streiter, ha affermato che ''le decisioni dei governi devono avere una legittimita' democratica. In Germania il Cancelliere e' consapevole che la legislazione deve essere sostenuta dal Parlamento e che questo vi partecipi attivamente''. Inoltre, riguardo le crescenti insofferenze nei confronti della Germania ravisate dal nostro premier, il portavoce di Berlino ha detto che la cancelliera tedesca Angela Merkel non condivide le preoccupazioni espresse dal presidente del Consiglio. ''Sarebbe opportuno riportare un po' di calma nel dibattito'', ha aggiunto Streiter. Infine, e' arrivata anche l'opinione della Commissione europea, che, attraverso il portavoce dei Ventisette, Olivier Bailly, ha affermato che essa ''rispetta le competenze dei parlamenti nazionali''. L'Ue, ha detto Bailly, ''e' basata su certe regole e quando si tratta dell'adozione e dell'attuazione di strumenti finanziari e' stato deciso da parte dei Paesi Ue di seguirle''. Si tratta di regole ''chiare e fissate in testi legali che sono stati ratificati dai Paese membri'', ha concluso il portavoce. Nell'intervista al Der Spiegel, il piu' diffuso settimanale tedesco, Monti aveva invitato i leader nazionali a mantenere un ''certo spazio di manovra'' dai propri parlamenti nazionali. ''Se i governi si facessero vincolare del tutto dalle decisioni dei loro parlamenti, senza mantenere un proprio spazio di manovra, allora sarebbe piu' probabile una disintegrazione dell'Europa piuttosto che un'integrazione'', aveva dichiarato il premier. ASCA