giovedì 9 dicembre 2010

Cia: il caro-gasolio mette in ginocchio l'agricoltura


Il “caro-gasolio”, innescato dai nuovi prezzi record del petrolio (che ormai supera i 90 dollari al barile), sta mettendo in grave difficoltà anche l’agricoltura, in tutta la provincia di Siena. La preoccupazione arriva dalla Cia di Siena: "Sono pesantissime – precisa Luca Marcucci, presidente della Cia Siena - le conseguenze soprattutto per le serre che rischiano un drammatico tracollo, ma più in generale tutte le aziende agricole del nostro territorio". I costi petroliferi – afferma la Cia senese -, soprattutto dopo l’abolizione dell’accisa zero, sono cresciuti in maniera dirompente (circa il 40-45 per cento in un solo anno). Ma in grave difficoltà sono anche tutte le imprese agricole che, oltre al carburante, vedono crescere gli oneri produttivi, contributivi e burocratici.
C’è un profondo stato di incertezza e di forte preoccupazione tra i produttori. "Siamo in presenza di una situazione esplosiva per il settore. Molte aziende orticole – continua Marcucci - corrono il pericolo di chiudere definitivamente i battenti. L’arrivo del freddo, oltretutto, farà crescere ancora di più il ricorso al riscaldamento delle strutture serricole e ciò determinerà un incremento di consumi di carburanti, con il relativo aggravio nella gestione aziendale".
Per questa ragione, la Cia Siena chiede al Governo non solo la reintroduzione ma anche l’estensione del “bonus gasolio” per tutte le imprese agricole, in considerazione dei gravosi costi che sono costrette a sostenere. Un intervento che, ovviamente, sia compatibile con le norme Ue ed eviti così ulteriori querelle. Una misura, quindi, che sia in grado di garantire un futuro alle aziende italiane che operano nell’orto-florovivaismo e non solo. "D’altra parte, l’agevolazione –conclude Marcucci - fu introdotta per contenere i pesanti effetti del “caro-gasolio”, le cui quotazioni stanno ora avendo una nuova impennata e vanno ad incidere sulla gestione delle serre e di tutte le aziende agricole". Appare, quindi, assurdo che l’“accisa zero” sia stata cancellata, provocando danni incalcolabili.