lunedì 29 novembre 2010

Wikileaks: il biondino che diffonde veleno e caos


Su quale libro paga è Wikileaks? Il sito internet di Julian Assange sta mettendo sotto sopra la politica internazionale, mettendo in pericolo innumerevoli vite, destabilizzando il mondo occidentale. Ma non doveva rendere un favore alla pace e alla crescita della conoscenza tra i popoli?

di Luigi Amicone

Detto quanto dice il nostro impeccabile Casadei, la domanda che si pone è: su quale libro paga è Wikileaks, questa ikea del bit a metà tra il panciafichismo e lo spionaggio internazionale? “L’uomo di vetro erano i nazisti a volerlo”, ricorda un odierno editoriale della Stampa. Si scambia la democrazia con l’irresponsabilità di una comunicazione in cui è impossibile distinguere la notizia dalla polpetta avvelenata e capire se il ruolo dell’informazione è quello del cane da guardia delle libertà o del cane che ringhia al guinzaglio di un oscuro potere.

Comunque sia, il fatto che i media di tutto il mondo (con alcune lodevoli eccezioni, Il Sole 24 Ore per esempio) abbiano trascorso il passato week-end nell’attesa delle rivelazioni di Mr Assange e lunedì mattina abbiano riempito siti e giornali dei file di Wikileaks, la dice lunga sui metodi di destabilizzazione e rimbambimento delle opinioni pubbliche in azione sulla scena internazionale. Riflettiamo, a quale scopo e chi ci guadagna da questa massiccia campagna di rivelazione di dispacci diplomatici confidenziali? Sicuro che mettere sotto sopra la politica internazionale sia un favore reso alla pace e alla crescita della conoscenza tra i popoli?

La Casa Bianca ha già pronunciato il suo verdetto: “In questo modo si sono soltanto messe in pericolo innumerevoli vite”. L’Amministrazione Usa ha ragione. Vedremo, per esempio, come reagiranno l’islam sciita e il regime degli ayatollah alla notizia che gli Emirati arabi e i sauditi vogliono la “decapitazione della testa del serpente iraniano”. Vedremo quali effetti sortirà il fatto che lo scudo Cia e gli interessi della diplomazia Usa siano stati così facilmente “perforati” da una (opaca) organizzazione cha ha sede in un bunker svedese ed è specializzata nel ricevere spiate che destabilizzano il mondo occidentale.

Una cosa è certa: se il biondino di Wikileaks non è uno stupratore in cerca di diversivi (come lo accusa di essere un procuratore di Stoccolma) o un membro di un’organizzazione internazionale al soldo di un servizio segreto nazionale, egli sta svolgendo bene il mestiere di apprendista stregone al servizio della diffusione sul pianeta di ulteriori veleni, violenza, confusione e caos.