venerdì 12 novembre 2010

Il bipolarismo non è finito. Analisi Politica spiega perché




L’analisi dello spazio politico italiano e della sua evoluzione negli ultimi due anni, permette alcune interessanti considerazioni.

Esaminiamo la situazione nel 2008, anno in cui parte l’attuale legislatura e che vede essere pienamente “operativi” PD e PdL, i due nuovi grandi partiti.

A sinistra abbiamo la posizione estrema di Rifondazione Comunista, i cui elettori, rispondendo alla domanda su quanto si sentano di sinistra o di destra su una scala da 1 a 10, mediamente dicono 1,7.
Segue un segmento non radicale, non piccolo, non occupato da nessun partito, per arrivare alle posizioni dell’Italia dei Valori, che con 3,4 si distingue a sinistra da un PD veltroniano molto orientato verso il centro.
A destra abbiamo l’UdC che bene presidia il centro con 5,8; la Lega nella sua posizione “storica” al 7,2 e il PdL (7,5), in una posizione intermedia fra quelle che erano di Forza Italia e Alleanza Nazionale; comunque più destra del partito di Bossi.

Dopo un anno la situazione muta.
RC, pur rimanendo il partito, tra quelli numericamente consistenti, più a sinistra dello schieramento, abbandona le posizioni più estreme e registra un valore di 2,4. Sono questi i giorni della Federazione della Sinistra (Ferrero, Diliberto, Salvi) e la neonata Sinistrà e Libertà è ancora troppo piccola per essere rilevata.
Il PD, invece, con Bersani appena eletto, comincia a spostarsi a sinistra, esattamente sulle stesse posizioni dell’elettorato di Di Pietro (3,6).
Nel centrodestra la situazione cambia in modo più evidente. Pensiamo a quel momento, l’estate e l’autunno erano stati molto “di destra”: Ddl intercettazioni; Ddl sicurezza; Ddl anticrisi con rifinanziamento missioni militari estere; Scudo fiscale.
L’Udc, con 6,8, si avvicina molto alle posizioni di un governo che fino a quel momento appare solido. Il PdL è a 7,2 ma la Lega Nord si sposta ancora di più a destra, radicalizzando le proprie posizioni con 7,9 e marcando una certa differenza da quelle del PdL. Sono quelli i giorni in cui comincia a crescere in modo evidente la polemica di Fini che vede l’azione di governo schiacciata su posizioni leghiste troppo estreme.

La situazione di oggi.
Anzitutto Sinistra e Libertà va a sostituire Rifondazione Comunista, ovvero la Federazione della Sinistra: ormai, nei sondaggi il peso del primo supera almeno del triplo quello del secondo. Il partito ha intrapreso quella strada verso il centrosinistra auspicata dal suo leader Vendola e, con l’autocollocazione del proprio elettorato a 2,8, va ad occupare, a sinistra, un bacino che potrebbe essere elettoralmente più redditizio.
Sul fronte opposto il nuovo soggetto, Futuro e Libertà con 7,6, si posiziona nella parte più a destra dello schieramento, scavalcando la Lega, mentre il PdL non si muove rispetto all’anno precedente.
Anche il partito di Casini rimane a destra, anche se in una posizione meno marcata, d’altronde i tre quarti dei propri elettori che si dichiarano quell’appartenenza.

In conclusione.
Oggi il centrosinistra parrebbe uno schieramento meglio posizionato rispetto agli avversari. SeL e PD coprono bene due aree a sinistra non sovrapposte, non estreme e soprattutto non troppo lontane. L’IdV, potrebbe essere visto come l’alternativa al PD, per chi non si sente così identificato in quella che è la tradizione ideologica del partito.
Per poter impensierire il centrodestra, però, sembrerebbe esserci bisogno di un soggetto per occupare quelle posizioni rimase vuote del centro, abbandonato dal PD del nuovo corso –quasi totalmente composto da ex-DS - ma anche dall’UdC che si è stabilizzato a destra, originariamente nato proprio per quel motivo, dopo la parentesi centrista “anti-predellino”.

Il centrodestra, invece, sembra disposto in modo meno razionale. Potenzialmente, potrebbe coprire stendersi a ventaglio e coprire una sezione molto più ampia dello spazio politico, ma al posto di Alleanza Nazionale, che con valori attorno all’8, occupava il lato destro disgiunta dagli altri, oggi, Futuro e Libertà resta a ridosso dei due colossi Lega e PdL (con i quali dovrà forzatamente lottare per conquistare voti).
Il fatto però che, dopo la scissione, solo loro si siano spostati verso destra e non anche il PdL verso il centro, può suggerire qualcosa in relazione al simpatizzante del nuovo partito di Fini e all’evoluzione futura del partito.

Un’ultima considerazione.
Salta all’occhio, come oggi, in cui sempre di più si parla di nuove elezioni, lo spazio assuma una conformazione bipolare e come ancora – la conseguenza è il voto di appartenenza - i partiti non possano prescindere da un gioco di alleanze che dipenda da questo schema. Che per la maggioranza degli italiani, il 55% (dato della primavera 2010) resta ancora quello preferibile.