sabato 30 ottobre 2010

Il sistema pensionistico contributivo non garantisce le rendite di posizione

Pensione da fame per i precari ?

Su sollecitazione di un lettore del Blog riporto quanto pubblicato sul sito ACTA in merito alla notizia del rischio che i precari percepiranno una pensione da fame.
Nella corrispondenza tenuta con il Sig. Alessandro, ho tenuto a ragionare sul fatto che se accadrà che i precari avranno una pensione da fame è perchè il sistema pensionistico oggi è contributivo e non retributivo e che le le rendite di posizione, per fortuna, iniziano a non essere garantite più come un tempo.

Dal sito ACTA:
Della serie quando l’antibufalista non l’azzecca. Capita, nulla di male, cerchiamo di fare chiarezza.

Come sanno i lettori di questo sito, gli associati e gli iscritti ad ACTA stiamo conducendo una battaglia piuttosto serrata sul tema delle pensioni ed è giusto replicare alle inesattezze di chi gode anche di buona stima in Rete. La necessità nasce da questa operazione di Paolo Attivissimo che presume di smarscherare una bufala relativa alle dichiarazioni di Mastrapasqua, di cui siamo stati tra i primi a dare notizia, con tanto di comunicato stampa.

Vogliamo replicare come fa di solito nei suoi post l’autore di questa analisi, punto per punto. Scrive Attivissimo:

Viene da chiedersi come mai non sia stata resa pubblica l’eventuale registrazione di quello che è stato detto effettivamente al convegno, in modo da sciogliere ogni dubbio. Sarebbe davvero ridicolo se un convegno di questo livello non venisse registrato in qualche modo.

Certo. Si ascolti la registrazione sul sito di Radio Radicale (una fonte piuttosto banale, conosciuta da tutti i giornalisti specializzati su questi temi…), qui, circa a metà dell’intervento di Antonio Mastrapasqua. Poi aggiunge:

[..] a giudicare dalla cronologia, la fonte originale dell’appello sembra essere un post su Conti In Tasca

Falso, siamo stati noi. Eleonora Bianchini non lo ha scritto (perché?). Il nostro comunicato è del 6 ottobre, il suo articolo dell’11, con tanto di intervista ad Anna Soru, presidente ACTA. Bastava fare due più due sulle persone citate dalla Bianchini e cercare nella nostra Area stampa.

Nel frattempo l’INPS ha replicato a Tempi.it (con approfondimento tecnico in questo articolo), spiegando che la presunta prova del complotto (l’INPS non fornisce ai precari la simulazione della loro pensione, quindi la pensione per i precari non c’è) è una bufala: “la non-proiezione riguarda tutti i lavoratori: non è una prerogativa riservata agli iscritti alla gestione separata. Non è possibile nemmeno per i lavoratori dipendenti”.

Vero, e anche questo lo abbiamo scritto noi. Qui. Nessuno ha mai detto il contrario: non si nega che ci sarà una pensione. Si nega che sia dignitosa.

Stando a quanto mi ha riferito una fonte tecnica interna all’INPS, non è affatto vero che “i precari saranno senza pensione”: i soldi ci sono e la pensione ci sarà , ma sarà da fame per quasi tutti a causa della bassa aliquota dei versamenti, nettamente inferiore a quella di un lavoratore dipendente a tempo indeterminato. Chi versa poco ottiene poco.

Quasi esatto. Non è detto che i soldi ci siano, visto che l’erogazione non avviene ora. Ora noi stiamo pagando quella dei nostri padri. Ma chi pagherà le nostre non è del tutto chiaro in termini previsionali. E’ esatta, invece, la questione delle pensioni da fame, ovvero il calcolo formale. Lo diciamo da anni.

Inoltre – e qui Attivissimo non l’azzecca proprio - non è affatto vero che la nostra aliquota sia bassa: paghiamo il 26,72% del reddito percepito. Quanto pagano artigiani o giornalisti, commercialisti o dottori? Il fatto di ottenere poco è stato deciso da chi ha ben curato di garantirsi pensioni retributive, sanando il passivo del bilancio INPS a scapito di coloro che, invece, ne sarebbero stati esclusi, ovvero i lavoratori delle generazioni successive. Le pensioni attese saranno basse per tutti coloro che ricadono nel contributivo perchè:

i coefficienti di conversione del montante contributivo sono bassi e inferiori a rendimenti ottenibili sul mercato, tanto da essere totalmente disincentivanti a livello individuale, con forte rischio di fuga dalla Gestione Separata (meglio, se possibile, lavorare in nero o all’estero, magari in un Paese vicino tipo la Svizzera, no?);
la rivalutazione della pensione è collegata all’andamento del PIL, che già prima della crisi non aveva performance esaltanti, ma che è addirittura diminuito in questi anni.
Chi non è dipendente risulta più esposto a causa della mancanza di contributi nei periodi di discontinuità lavorativa, un fattore che non dovrebbe gravare su tali lavoratori, ma che in un Welfare moderno richiederebbe misure universalistiche, come chiediamo nel nostro Manifesto, che assicurino oltre che indennità lavorative anche la copertura pensionistica nei periodi di malattia, infortunio, maternità o disoccupazione.

Su tutti questi temi ACTA fa informazione puntuale da anni e non sono certo problematiche che si risolvono in poche battute. Continua Attivissimo:

L’impossibilità di fornire la simulazione della pensione non serve “per evitare la rivolta”, ma è dovuta al caotico cambiamento del software dell’INPS. Fino a pochi anni fa, quasi tutto il software dell’INPS era creato dalla DCIT (Direzione Centrale IT) di Roma e tutto funzionava bene in AS400. Se un programma non era soddisfacente, si telefonava al programmatore (che era un dipendente INPS), che provvedeva al più presto. Questo permetteva il calcolo di valori di pensione indipendentemente dai contribuiti versati e dall’età: una mera proiezione, con le settimane accreditate fino a quel momento, disponibile sia per i lavoratori dipendenti normali, sia per i precari. Poi a qualcuno è venuta l’idea di violare la regola del “se non è rotto, non aggiustarlo” e di migrare tutto al Web facendolo fare ai privati. Oggi ci sono oltre 150 aziende appaltatrici e 1500 esterni, con costi astronomici e malfunzionamenti a pioggia, che includono il programma di previsione delle pensioni: ora se non si hanno almeno 60 anni neppure si mette in moto. “La simulazione non viene fatta per il semplice fatto che se non sei ad un anno dall’ette pensionabile il programma non fa calcoli”, mi spiega la mia fonte.

Che diavolo di scusa è? Qui la mente orientata al Web e all’informatica offusca i principi che vengono prima di queste questioni. La scusa accampata è ancora peggiore della sparata di Mastrapasqua: visto che il software non può fornire previsioni e nessuno è capace di governare i servizi in outsourcing, allora niente diritti al Cittadino! Mastrapasqua dovrebbe su queste affermazioni pensare ancora una volta di più a lasciare che altri sistemino queste inefficienze se non è capace in prima persona. E chiediamo al Governo di rispondere di queste irresponsabilità.

E’ evidente che Paolo Attivissimo non ha approfondito a dovere. Suggeriamo a lui e a chi è interessato a questi temi di leggere per esempio “Le pensioni degli iscritti alla Gestione Separata: quattro proposte per ACTA” (.PDF in download), uno studio che il CERM ha fatto per capire se il calcolo delle pensioni di chi è iscritto alla Gestione Separata ha ragione di essere strutturato in questo modo o effettivamente, come alcuni parlamentari stanno cercando di fare, senza successo, andrebbe rivisto il sistema complessivo che (come ripetuto correttamente da Attivissimo) genera una miseria.

In sintesi, per riprendere la conclusione di Attivissimo…

Anche stavolta, insomma, non c’è un omertoso complotto, se non quello collettivo di diffondere paure affidandosi al passaparola emotivo invece di andare a cercare i fatti.

… in Rete non si è gridato al complotto, ma alla incapacità manifesta di fornire ai cittadini servizi che spettano a loro, alla volontà di chiarire come stiamo costruendo un futuro per chi andrà in quiescenza in Italia, soprattutto dopo l’introduzione del sistema contributivo. L’allarme c’è, eccome. I fatti li raccontiamo qui da anni e per questo chiediamo a tutti, e alle persone intelligenti come Paolo Attivissimo di unirsi a noi in questa azione di corretta informazione.


ACTA