mercoledì 27 ottobre 2010

FALSA LA NOTIZIA SU INTERNET CHE I PRECARI SARANNO SENZA PENSIONE

da Post blog

Paolo Attivissimo, l’uomo dietro uno dei migliori blog antibufala italiani, Il Disinformatico, è intervenuto per Wired.it su una questione su cui si sta discutendo molto in queste settimane, l’allarme circolato in rete per cui l’INPS non avrebbe in previsione di pagare la pensione ai lavoratori precari.

La disinformazione è questa:

Inps, è ufficiale: i precari saranno senza pensione
di P.F.

La notizia è arrivata e conferma la peggiore delle ipotesi. Rimarrà sotto traccia per ovvi motivi, anche se in Rete possiamo farla circolare. Se siete precari sappiate che non riceverete la pensione. I contributi che state versando servono soltanto a pagare chi la pensione ce l’ha garantita. Perché l’Inps debba nascondere questa verità è evidente: per evitare la rivolta. Ad affermarlo non sono degli analisti rivoluzionari e di sinistra ma lo stesso presidente dell’istituto di previdenza, Antonio Mastrapasqua che, come scrive Agoravox, ha finalmente risposto a chi gli chiedeva perché l’INPS non fornisce ai precari la simulazione della loro pensione futura come fa con gli altri lavoratori: “Se dovessimo dare la simulazione della pensione ai parasubordinati rischieremmo un sommovimento sociale”.


La frase dello scandalo viene attribuita a Mastrapasqua da fonti giornalistiche teoricamente autorevoli (per esempio il Corriere della Sera del 6 ottobre scorso e molte altre), ma Mastrapasqua ha smentito di averla pronunciata (Repubblica.it, Walkonjob.it). Viene da chiedersi come mai non sia stata resa pubblica l’eventuale registrazione di quello che è stato detto effettivamente al convegno, in modo da sciogliere ogni dubbio. Sarebbe davvero ridicolo se un convegno di questo livello non venisse registrato in qualche modo.
Comunque sia, è facile sospettare che l’appello abbia qualcosa di bufalino, perché contiene un paio di contraddizione di fondo: Mastrapasqua avrebbe pronunciato l’ammissione top secret in un convegno pubblico di Ania e Consumatori, ma parlarne in pubblico non sembra un approccio particolarmente logico se davvero non si vuole che la notizia circoli. Inoltre è abbastanza assurdo lamentare censure su una notizia citando come fonte proprio i quotidiani che l’avrebbero oscurata.
La fame di complotto spesso fa sragionare, specialmente quando tocca le nostre paure, e così questi controsensi non hanno impedito alla notizia di esplodere in Rete (Agoravox, Il fatto quotidiano, Beppe Grillo, Cultumedia e altri). Ne è scaturita anche una interrogazione parlamentare.
A giudicare dalla cronologia, la fonte originale dell'appello sembra essere un post su Conti In Tasca, che però non è così lapidario e categorico come l'appello circolante. Nel frattempo l'INPS ha replicato a Tempi.it (con approfondimento tecnico in questo articolo), spiegando che la presunta prova del complotto (l'INPS non fornisce ai precari la simulazione della loro pensione, quindi la pensione per i precari non c'è) è una bufala: "la non-proiezione riguarda tutti i lavoratori: non è una prerogativa riservata agli iscritti alla gestione separata. Non è possibile nemmeno per i lavoratori dipendenti".

Stando a quanto mi ha riferito una fonte tecnica interna all'INPS, non è affatto vero che "i precari saranno senza pensione": i soldi ci sono e la pensione ci sarà , ma sarà da fame per quasi tutti a causa della bassa aliquota dei versamenti, nettamente inferiore a quella di un lavoratore dipendente a tempo indeterminato. Chi versa poco ottiene poco.

L'impossibilità di fornire la simulazione della pensione non serve "per evitare la rivolta", ma è dovuta al caotico cambiamento del software dell'INPS. Fino a pochi anni fa, quasi tutto il software dell'INPS era creato dalla DCIT (Direzione Centrale IT) di Roma e tutto funzionava bene in AS400. Se un programma non era soddisfacente, si telefonava al programmatore (che era un dipendente INPS), che provvedeva al più presto. Questo permetteva il calcolo di valori di pensione indipendentemente dai contribuiti versati e dall'età: una mera proiezione, con le settimane accreditate fino a quel momento, disponibile sia per i lavoratori dipendenti normali, sia per i precari. Poi a qualcuno è venuta l'idea di violare la regola del "se non è rotto, non aggiustarlo" e di migrare tutto al Web facendolo fare ai privati. Oggi ci sono oltre 150 aziende appaltatrici e 1500 esterni, con costi astronomici e malfunzionamenti a pioggia, che includono il programma di previsione delle pensioni: ora se non si hanno almeno 60 anni neppure si mette in moto. "La simulazione non viene fatta per il semplice fatto che se non sei ad un anno dall'ette pensionabile il programma non fa calcoli", mi spiega la mia fonte.

Anche stavolta, insomma, non c'è un omertoso complotto, se non quello collettivo di diffondere paure affidandosi al passaparola emotivo invece di andare a cercare i fatti.