domenica 13 giugno 2010

Questa crisi non è come l’influenza, ma è pericolosa come un male incurabile


di Fabrizio CamastraLa crisi che investe la nostra realtà economia, con le conseguenze sociali e politiche che si possono immaginare, è così radicale e congenita al sistema che fa apparire retorica la discussione sul rinnovamento morale e delle nostre abitudini quotidiane, auspicabili per venirne fuori.
In questi tempi di crisi si è molto sentito parlare di “nuove regole” necessarie ad arginare le falle create dall’anarchismo della finanza. Ed è istintivo che ciascuno di noi si auguri che vengano adottate presto e in fretta queste regole, in modo tale da uscire fuori dal pantano della crisi e riprendere i costumi dei bei tempi. Ciò vale anche per il “federalismo fiscale”, che viene descritto quale indispensabile via d’uscita da una situazione troppo speculativa nella gestione delle risorse economiche nazionali. La gente di questi tempi sarebbe disposta a tutto, a patto che garantisca la ripresa economica e con essa lo stile di vita avuto fino a poco tempo fa. Sono scettico a riguardo del federalismo fiscale, semplicemente perché non l’ho capito abbastanza. Come pure conservo dei dubbi sulle tanto auspicate “nuove regole”, in questo caso perché non ho capito chi dovrebbe farle rispettare, come e con quali mezzi.
Di questi tempi la discussione sul rinnovamento morale non è retorica, ma fondamentale. Perché solo modificando le attitudini individuali sarà possibile riformare il sistema che ci contiene, quindi l’ambito economico, sociale e politico di esso. E’ inconcepibile accettare l’eventuale corso contrario, perché se ciò avvenisse, qualunque situazione ci sarà dopo la crisi economica, non porterà nessuna buona notizia.
Ad esempio è tempo di giudicare negativamente il ricorso alla continua rigenerazione del corporativismo, dove viene esercitata l’irragionevole propensione a deformare in senso circoscritto forme di comportamenti vitali per ogni società, quali ad esempio la solidarietà. Quindi il coraggio a giudicare negativamente, e ignorando le bandiere ideologiche, quella politica che si serve del settarismo di maniera. E’ tempo di ribadire il concetto che non si può campare al disopra delle proprie risorse, perché poi le conseguenze sono drammatiche, come purtroppo stiamo vedendo.
Non è retorica morale, ma è la realtà dei fatti. Le cose dovranno cambiare ad ogni strato e per ogni ambito di competenza. Non è più possibile continuare come ci eravamo abituati. In Europa dicono tutti che ci vogliono lacrime e sangue per uscire dalla crisi e ho impressione che la fine la vedrà non chi piangerà più lacrime, ma chi avrà più sangue da versare.