giovedì 17 giugno 2010

Universita' e politica a Siena


di Fabrizio CamastraMercoledì 16 giugno ho avuto la possibilità di ascoltare i tre candidati al Rettorato dell’Università degli Studi di Siena e quindi l’esposizione dei rispettivi programmi, fatta nel corso del dibattito promosso dall’Associazione culturale Nuove Prospettive. Ho il mio giudizio dei tre, prevalentemente di natura empatica, basato sull’impressione che ciascuno dei candidati mi ha dato del profilo eventualmente combattivo nei confronti del sistema politico. Perché dato un giudizio equanime ai programmi ambiziosi dei tre, ritengo che la buona riuscita dei rispettivi propositi risiede nella capacità di convergere sinergie e interessi di enti e istituzioni locali, insomma del territorio, di sposare pienamente l’obiettivo del rilancio. Questo perché capita sempre più di frequente, quando si parla di sistema universitario, sentir chiamare in causa la politica in senso negativo, vuoi perché incapace di dare risposte strategiche alle complesse esigenze di un ateneo o addirittura, nella peggiore delle ipotesi, per aver causato danni laddove la logica della politica è riuscita a prevalere sulla sfera di autonomia dell’università. La mia riflessione non è necessariamente stimolata dalla realtà locale. Anche se mi rendo conto che la situazione dell’università senese per certi aspetti potrebbe anche ben calzare con l’esempio fatto. Infatti, la reputazione di un ateneo dipende anche da quanto siano di prestigio le opportunità professionali eventualmente offerte dal territorio. Se ragiono sul prestigio internazionale della Facoltà di Economia è naturale pensare che il lustro del sistema bancario locale abbia contribuito notevolmente al buon nome dell’ateneo senese. Quindi il sistema territorio quale ambito di opportunità non solo nella dimensione logistica e infrastrutturale, ma anche ambito delle possibilità, luogo di applicazione scientifica della disciplina. Forse è proprio per questo motivo che i tre candidati presenti al dibattito hanno spesso usato la parola “apertura”, che in qualche modo evoca il termine “cambiamento”, vale a dire nuove domande, nuove dinamiche e modi diversi di approccio con le istituzioni locali. Se così fosse, per deduzione logica, il Rettore che sarà eletto a governare l’Università dovrà necessariamente scontrarsi con le “chiusure” presenti, quindi affrontare enormi criticità per dar luogo a quel cambiamento che l’altra sera non è stato mai menzionato, ma che a mio avviso era presente nella testa di tutti. Per questo motivo ho maturato la mia convinzione a favore del candidato che ha rappresentato meglio il programma in relazione al futuro e in termini di sfida.