mercoledì 30 giugno 2010

FISCO E NUTELLA, L'EUROPA CHE NON C'E'


di Fabrizio Camastra
L'Europa burocratica ci dice se tenere il crocefisso in classe e negli uffici pubblici, pretende di cambiarci la ricetta della nutella e dettare le modalità di coltivazione del basilico in Riviera, per non dire della cottura della pizza napoletana, che a rigor di norma europea dovrebbe essere fatta solo a forno elettrito. Nulla dice l'Europa burocratica in materia di immigrazione extra UE e peggio ancora in materia di omogenizzazione fiscale tra i paesi componenti e questo dà luogo a competizione tra stati. Si pensi alla Spagna dove i compensi ai calciatori sono defiscalizzati, è ovvio che le squadre di calcio iberiche hanno grossi vantaggi economici e di conseguenza tutto il comparto calcistico di questo paese. I buoni risultati della nazionale spagnola agli Europei di due anni fa e dei Mondiali oggi non sono casuali, ma frutti di investimenti economici nei settori giovanili della federazione spagnola, di risorse che noi italiani ci sogniamo.
Conti alla mano, se l'UE mettesse a disposizione del nostro sistema fiscale l'archivio degli immobili posseduti dagli italiani in ciascuno dei paesi europei e quindi materiale imponibile sottratto al fisco, recuperemmo per ogni anno di imposta l'equivalente della metà degli interessi sul debito pubblico che ogni anno paghiamo (84 miliardi di euro). L'esempio fatto vale solo per i paesi europei, cioè area euro, dove vige il principio della libera circolazione di beni e persone. E provate a immaginare l'eventuale effetto di accordi bilaterali, per avere dati e informazioni utili ai fini fiscali, coi paesi extra Ue. Basti pensare ai volumi dello scudo fiscale, quei dati testimonianiano che fuori c'è ciccia.
Urka direbbe un mio collega, è pensare che da noi sta passando una finanziaria "correttiva" brutta quanto necessaria. Una finanziaria che sta alla politica del Pdl come un masso su un piede. Si, proprio così e con tutte le bestemmie del caso del mio collega. Perchè questa finanziaria di fatto impedisce quelle riforme sistemiche attese da molti che hanno scelto di votare per il Pdl alle elezioni del 2008. Parlo per esempio della meritocrazia, della mobilità professionale, della riforma dello spoil system, delle politiche per la famiglia. Il governo fin ora ha fatto tanto e bene, ha contrastato l'onda della crisi finanziaria venuta dagli USA, poi c'è stato il terremoto a L'Aquila, ora la crisi finanziaria europea, dove il sistema Paese nel complesso ha retto. Ma è un'Italia che procede a marce basse, troppo basse rispetto al motore che ha sotto il cofano e il sospetto che ciò convenga a molti, anche in ambito europeo lo dobbiamo prendere in considerazione.