venerdì 2 aprile 2010

RU486

Viviamo un epoca in cui è definitivamente affermata la libertà dell'individuo in termini assoluti. Una libertà sciolta dal rapporto con le altre libertà e altri diritti. Perciò, ad esempio, in relazion alla questione della Ru486 da una pate vi è la donna con i propri diritti sacrosanti, ma di fronte ad essa vi è il diritto di una nuova vita che conserva integra la dignità di persona, proprio perchè ancora in embrione. In una società evoluta le diverse libertà devono poter dialogare ed i diritti di ciascuno contemperarsi. Se non c'è rispetto per la vita proprio nel momento in cui questa è più fragile, è ovvio dedurre che la società in cui viviamo è meno umana di quanto pensiamo. E in una società disumana il diritto che prevale è quello del più forte e tra le libertà si afferma quella di poter scegliere ciò che da più soddisfazioni in termini materiali.
Il principio del diritto di autodeterminazione dell'individuo, che ha dominato le discussioni filosofiche del novecento, è la conquista più falsa che l'uomo abbia potuto fare nell'arco dell'intera storia dell'umanità. Perchè centrare la cultura sull'individuo significa proiettare l'uomo in uno scenario di libertà assoluta che alla fine ne desertifica l'esistenza spirituale. Mentre la concezione dell'uomo quale persona reca in se l'idea del "farsi carico di", del prendersi cura dell'altro anche se ciò costa fatica e sacrificio enorme.
Quindi, ritornando alla Ru486, si capisce bene che questo metodo risponde pienamente ad una cultura individualista, che si nasconde dietro il rispetto della libertà inviolabile della donna, ma che in realtà consegna la donna ad una solitudine drammatica.