lunedì 23 luglio 2012

SI RIAFFACCIA L'IPOTESI DI ELEZIONI ANTICIPATE

Roma, 23 lug - Torna a far discutere l'ipotesi di elezioni anticipate a novembre invece che in primavera, quando termina la legislatura. In modo inaspettato e' Pier Ferdinando Casini, con una intervista a "la Stampa" di ieri, a porre la questione. Per il leader dell'Udc, tra i piu' convinti sostenitori dell'attuale maggioranza, sarebbe "irresponsabile" sfiduciare il governo di Mario Monti ma se ci fosse invece "una valutazione comune" sarebbe possibile andare al voto in autunno. Casini ritiene tuttavia indispensabile una nuova legge elettorale: "Ormai lo hanno capito tutti che gli italiani hanno fatto i compiti a casa e che non possono fare ulteriori sacrifici. Ai signori dello spread e' opportuno mandare un ultimo messaggio: approvando una nuova legge elettorale almeno in un ramo del Parlamento prima della pausa estiva, daremmo un segnale forte a chi dubita della stabilita' futura dell'Italia". Quella "valutazione comune" a cui fa cenno il leader dell'Udc come condizione per una fine anticipata della legislatura ripropone il problema se sia meglio esporre l'economia italiana ai rischi di una lunga campagna elettorale che inizierebbe a settembre per terminare ad aprile o accorciarne i tempi votando a novembre. Palazzo Chigi aveva nei giorni smentito l'idea che la prima ipotesi fosse addirittura auspicata da Monti, come riferito dal "Corriere della Sera". L'ostacolo sulla via del voto resta la riforma della legge elettorale su cui il presidente Giorgio Napolitano non perde occasione per insistere e su cui i partiti fanno fatica a trovare un accordo. Eugenio Scalfari, nel suo editoriale su "Repubblica" di ieri, rivela pero' che di elezioni anticipate avrebbero discusso Napolitano e Monti nella loro conversazione di qualche giorno fa al Quirinale. Sarebbe stato lo stesso presidente del Consiglio a dire a Napolitano che la "strana maggioranza" che sostiene il governo e' difficile da gestire e che le difficolta' potrebbero accentuarsi in autunno, quando la vigilia elettorale potrebbe accentuare i dissensi tra l'austerita' dei provvedimenti del governo e i partiti che lo sostengono chiamati a guadagnarsi consensi tra gli elettori. Da qui l'interrogativo riferito da Scalfari su cui si sarebbero confrontati Monti e Napolitano: di fronte alla prospettiva di turbolenze nella maggioranza, non sarebbe meglio andare alle urne al piu' presto, dando al paese una maggioranza omogenea e un governo che sia nelle condizioni di assumere decisioni in modo tempestivo? Le Camere andranno in vacanza solo dopo aver approvato spending review e decreto sviluppo - sostengono i fautori del voto anticipato - a settembre non ci sarebbero in agenda ulteriori provvedimenti in grado di far cambiare idea ai mercati e alla finanza internazionale sulla solidita' dell'economia italiana. Se Pd, Pdl e Udc - si aggiunge dal fronte dei favorevoli al voto a novembre - firmassero una dichiarazione comune a favore degli impegni assunti in sede di Unione europea da rispettare anche nella prossima legislatura, questo atto potrebbe avere ripercussioni favorevoli sui mercati. Essere tornati a discutere di elezioni anticipate potrebbe pero' avere immediati effetti economici negativi sulla vendita dei titoli italiani in programma gia' oggi, mentre la Spagna e' sull'orlo del precipizio e la Grecia potrebbe non essere in grado di rispettare gli impegni che ha assunto per ricevere aiuti dall'Unione europea. Da Mosca, dov'e' in visita ufficiale, Monti preferisce svincolarsi dal dibattito a breve sul voto anticipato citando una frase di Alcide De Gasperi nel corso di una intervista concessa all'agenzia Itar-Tass e poi trasmessa in tv: "Un politico guarda alle prossime elezioni, uno statista alle prossime generazioni". C'e' infine il problema del ''semestre bianco'', che riguarda il presidente della Repubblica, che non puo' esercitare il potere di scioglimento delle Camere negli ultimi sei mesi del suo mandato. Ma i costituzionalisti sottolineano che l'originario articolo 88 della Costituzione fu riscritto nel 1991 con l'aggiunta di un comma: "Il Presidente della Repubblica puo', sentiti i loro Presidenti, sciogliere le Camere o anche una sola di esse. Non puo' esercitare tale facolta' negli ultimi sei mesi del suo mandato salvo che essi coincidano in tutto o in parte con gli ultimi sei mesi della legislatura". L'ultimo comma ("salvo che essi ...") fu inserito perche' l'allora presidente Francesco Cossiga era in scadenza a luglio del 1992, mentre le Camere avrebbero concluso la legislatura quasi nello stesso giorno. Paradossalmente, Cossiga non avrebbe potuto firmare il decreto di scioglimento delle Camere (dopo le elezioni si formo' il governo presieduto da Giuliano Amato), mentre a loro volta le Camere non avrebbero potuto eleggere un nuovo presidente, mancando meno di tre mesi alla loro cessazione (divieto contenuto nell'articolo 85 della Costituzione). Se si votasse a novembre, tenendo conto che il mandato di Napolitano scade il 15 maggio 2013 e la legislatura ad aprile 2013, ci troveremmo di fronte allo stesso caso del 1992?. (ASCA) gar/sam/