giovedì 23 giugno 2011

I LIBERTARI

di Arnaldo Ferrari Nasi e Riccardo Rudelli


Destra, centro, sinistra. Che noia il classico continuum sul quale ripartiamo gli elettori e sul quale costantemente i partiti politici impostano le campagne elettorali.

Non che l’asse destra/sinistra non sia fondativo di come gli elettori si percepiscono - anzi, al contrario, è il principale modello col quale i cittadini si definiscono quando parlano e giudicano la politica - ma le campagne elettorali impostate solo su questo non muovono voti. Per spostare i consensi occorre andare oltre il destra/sinistra e costruire nuovi target elettorali che su quell’asse si appoggiano ma da quell’asse si elevano.
Non si tratta di far diventare “di destra” un elettore che si definisce “di sinistra” (o viceversa) ma di far prevalere quel “qualcosa di destra” che anche un elettore di sinistra può avere (o di far prevalere quel “qualcosa di sinistra” che anche un elettore di destra può avere).
Esiste infatti un target di elettori che possono orientarsi verso candidati o partiti sia di destra che di sinistra perché capaci di superare la distinzione destra/sinistra a seconda che partiti e candidati siano capaci e li convincano che sia più utile per loro privilegiare la loro parte di sinistra (la convinzione che i diritti civili e le libertà sociali siano un fattore di sviluppo della società) o la loro parte di destra (la certezza che l’intervento dello Stato nell’economia pubblica produce più danni che benefici collettivi).
Sono elettori “schizofrenici”. Sono coloro che negli Stati Uniti vengono definiti - anche se a molti di loro questa definizione non piace - Libertarians. Sono coloro che contemporaneamente si definiscono “fiscally conservative” e “socially liberal”.

Diversi think thank americani hanno analizzato il profilo e il comportamento di voto dei Libertarians, facendo emergere alcune delle caratteristiche di questo importante target elettorale.

Innanzitutto i Libertarians hanno cambiato il proprio voto nel corso degli ultimi decenni. Se nelle campagne presidenziali americane prevalgono le issue economiche e fiscali i Libertarians tendono a scegliere il candidato Repubblicano (nell’88 il 74% dei Libertarians ha votato Bush, nel 2008 il 71% ha votato McCain). La seconda caratteristica dei Libertarians è che sono particolarmente attratti da candidati un po’ eccentrici e che spesso rappresentano una terza posizione fra Repubblicani e Democratici (nel ’92 il 33% dei Libertarians ha votato Perot). La terza caratteristica è che quando i Repubblicani esagerano nel limitare le libertà individuali (per esempio si pensi alle politiche anti-abortiste di Bush) allora aumenta la quota di Libertarians che vota per il candidato Democratico (il 38% di loro votò Kerry nel 2004).
Insomma i Libertarians possono trovarsi d’accordo con i Repubblicani per quanto riguarda le questioni economiche (ridotto intervento dello Stato in economia) e con i Democratici per quanto riguarda le libertà personali.

Esistono i “Libertari” in Italia? Esiste un target elettorale che possa cambiare opinione di voto a seconda che la campagna elettorale venga orientata sulle questioni economiche piuttosto che sulle libertà individuali e sociali?
Esiste in Italia una quota di persone sensibili sia alle libertà economiche che alle libertà individuali? Esistono idee, da parte dei partiti o candidati leader, per conquistare questo settore elettorale spesso capace di determinare l’esito delle elezioni? Esiste, soprattutto, una proposta politica in grado di coniugare dinamismo economico e tolleranza sociale?

Abbiamo provato a individuare il target dei Libertari fra gli elettori italiani.

Tutti i principali istituti statunitensi cercano di individuare il segmento del Libertari. Operano singolarmente e con sistemiche diversificate; esse sono, generalmente “semipubbliche”, cioè i concetti alla base del metodo vengono diffusi, ma l’algoritmo per il calcolo rimane proprietario e ben protetto.

Negli ultimi anni i risultati di coloro che adottavano criteri molto restrittivi per l’identificazione del target hanno individuato quote di Libertarians attorno al 14-15% dell’elettorato americano, mentre chi ha utilizzato una metodologia leggermente “allargata” ha ottenuto valori del 25-26%.
Più importante, invece, il problema di come adattare nel miglior modo alla realtà italiana la dicotomia fiscally conservative/socially liberal. Soprattutto il secondo, dei due concetti, doveva essere quello su cui porre una particolare attenzione: il termine “sociale”, negli Stati Uniti, paese anglosassone e riformato, ha una valenza del tutto diversa da quella assunta in Italia, latina e cattolica.

Ad AnalisiPolitica scelto di costruire la tipologia dei libertari utilizzando due specifici indicatori – uno relativo all’opportunità di una maggior presenza dello Stato nell’economia, l’altro relativo alla percezione di invasività dello Stato nel privato dei cittadini - combinati con un indice che misurasse una particolare visione etica della società, composto, tra l’altro, da item sulle questioni del fine vita, dei diritti agli omosessuali e dell’interruzione volontaria di gravidanza.

L’intervallo così ottenuto per definire le quote dei libertari in Italia oscilla tra il 7% e il 13% dei cittadini adulti. Nella pratica, tra i tre e i sei milioni di voti.

TAVOLA 1.
Libertari: confronto Italia-Usa.





Semplificando, abbiamo definito i “Libertari” come quelli che vogliono meno Stato e sono socialmente tolleranti; “Progressisti” come chi vuole più stato ed è socialmente tollerante; “Conservatori”, meno Stato e socialmente non tolleranti; “Reazionari”, più Stato e socialmente non tolleranti.

I Libertari sono essenzialmente un target trasversale sul piano demografico, sociale e, come vedremo in seguito, politico.
Sono più presenti fra i maschi e nelle fasce più giovani di età, ma questo è l’unico dato che in parte li denota. Per intenderci: non hanno la caratteristica di essere particolarmente istruiti, non esercitano professioni autonome più di quelle subordinate, non risiedono in zone specifiche dell’Italia e, solo di poco, hanno un senso della religione inferiore alla media nazionale.

TAVOLA 2.
Libertari: variazioni socio-demografiche dal dato nazionale



Seguendo gli schieramenti tradizionali, oggi i Libertari si concentrano maggiormente nel bacino di centrodestra. Pertanto, secondo il nostro ragionamento, questo significa che al momento, sulla loro bilancia, pesa di più l’attenzione alle libertà economiche rispetto a quelle sociali.
I partiti di centrodestra, insistendo sulle tematiche economiche, hanno meglio degli altri attirato il consenso dell’elettorato libertario.

TAVOLA 3.
Libertari secondo autocollocazione politica.


Ma all’interno degli schieramenti il consenso dei Libertari non è per tutti lo stesso.
Nel centrodestra sono il Pdl (23%) e la Lega Nord (18%) a riscuotere il maggior consenso da parte di questo segmento. Fli rimane sui valori della media nazionale, ciò vuol dire che, da una parte, questo non è il partito dello schieramento al quale rivolgersi per avere garantite le libertà economiche e, al contempo, non gli viene riconosciuta la battaglia sui diritti dei singoli, così come portate avanti oggi dalla dirigenza del partito.

Neppure tutto il centrosinistra, però, raccoglie in modo uniforme la quota libertaria che si orienta di più alle libertà individuali.
C’è una evidente differenza tra Sinistra e libertà e Idv e Pd. Il primo con il 27% raccoglie più del doppio della media nazionale; Idv con il 9% e Pd con il 7% sono ben al di sotto della stessa.
Sia in Sel che in Idv e Pd la quota di Progressisti è certamente importante. Questo è il profilo comune. Nel movimento di Vendola però è assente quella alta percentuale di Reazionari che per le altre due formazioni è invece più che significativa (44% Idv, 24% Pd).

TAVOLA 4.
Libertari nei principali partiti politici


Facciamo un esempio concreto. Un piccolo imprenditore, un artigiano, un lavoratore autonomo che si considera “di sinistra” - nel 2011 ce ne sono - vede in tutti i partiti di quell’area una certa garanzia sulla tolleranza sociale, tema primario. Solo Sinistra e Libertà però risulta al contempo credibile anche in tema di libertà economica individuale, molto probabilmente per via dei tratti di “spontaneismo” che fanno parte della storia politica di quella formazione e che potrebbero essersi tradotti in una visione possibilista e rinnovata dell’economia.
La conseguenza di questo è che il voto libertario si orienta in grandissima parte verso Sel e non prende in considerazione gli altri partiti del centrosinistra.

Come è stato per le passate campagne elettorali, anche per le prossime, tutti cercheranno di conquistare i voti degli indecisi. Gli analisti del consenso elettorale, al contrario, sanno che se da un lato questi sono voti per la maggior parte già allocati (voto di appartenenza), dall’altro il non-voto antipolitico e antiideologico non potrà certo essere recuperato.
I Libertari, invece, sono persone politicamente attive in senso elettorale: votano, ma il loro voto non è blindato.
Ecco chi bisognerà raggiungere, quei sei milioni di cittadini che cercano un partito e un leader capaci di conciliare dinamismo economico e tolleranza sociale.