mercoledì 18 maggio 2011

Non siamo masochisti

da Tempi - Emanuele Boffi

Analizzando il non felice risultato ottenuto dal Pdl per l'elezione a sindaco di Milano, oggi alcuni giornali riportano rumors provenienti dall'entourage di Silvio Berlusconi. In particolare, Il Giornale scrive: «E' un fatto che già da lunedì pomeriggio i vertici lombardi del partito abbiano dato il via ad un vero e proprio processo nei confronti di Comunione e liberazione. E quindi anche di Roberto Formigoni (tanto che ancora a ieri sera la Moratti ci teneva a far sapere ai suoi di non gradire particolarmente il suo sostegno nello sprint verso il ballottaggio).Si punta il dito, infatti, sul presunto disimpegno del governatore della Lombardia che non si sarebbe affatto appassionato alla campagna elettorale e c’è chi dice senza troppi giri di parole che Cl ha fatto il gioco di Pisapia con la promessa di un vicesindaco gradito ai ciellini (che con la Sec - una delle prime cinque società di pierre milanesi, diretta da Fiorenzo Tagliabue e vicinissima sia a Formigoni che a Cl - avrebbe avuto un ruolo chiave anche nello scivolone tv della Moratti)».

Difficile dar credito a queste voci provenienti dall'ombra, soprattutto alla luce di fatti - questi sì, invece, avvenuti alla luce del sole - contrari a questa lettura.

Primo fatto: come riconosciuto da tutti, e in primis da Letizia Moratti, il brutto risultato milanese è spiegabile col fatto che molti elettori moderati e di centrodestra non si sono recati alle urne. A certificarlo tutti i maggiori analisti (Renato Mannheimer oggi sul Corriere della Sera, per esempio. Il sondaggista, tra l'altro, fa notare come molti elettori abbiano deciso come votare solo all'ultimo. E all'ultimo c'è stato l'autogol del dibattito tv a Sky. Dibattito su cui tutti i giornali hanno scritto che nell'entourage della Moratti c'era sconcerto per una mossa "non concordata").

Su che cosa abbia portato tali elettori a "punire" il centrodestra si possono fare delle ipotesi. Probabile che - come spiega Roberto Formigoni in un'intervista che sarà pubblicata domani su Tempi - i motivi siano molteplici: il periodo di crisi economica, la guerra di Libia, la campagna elettorale troppo dura, lo scotto di essere al governo. Come sostiene Formigoni, le colpe sono di tutti ed è sbagliato addossarle solo a qualcuno o a qualcosa.

Secondo fatto, legato al primo: la campagna elettorale del Pdl a Milano si è arroventata oltre misura, lasciando nell'ombra i temi legati alla città. Su questi il partito di Letizia Moratti ha dei risultati da rivendicare. Formigoni lo ha sempre sostenuto, lo rivendica di nuovo oggi nell'intervista a Tempi. È una posizione che anche il sindaco sembra condividere.

Terzo fatto: sgomberato l'equivoco che vuole Cl impegnata in politica (non è così: sono suoi aderenti che, liberamente, decidono come e con chi impegnarsi), andiamo al sodo: se si scorrono le liste delle preferenze raccolte da politici vicini a Cl, si nota che essi hanno ottenuto risultati più che lusinghieri (Carlo Masseroli, ad esempio, ne ha raccolte 3401, risultando il terzo nel Pdl dietro Berlusconi e de Corato o Matteo Forte, 1939, alla sua prima campagna elettorale a soli 26 anni)


Come ha detto oggi Formigoni rispondendo al Giornale: «Non siamo masochisti, noi avevamo 5 persone in lista con la Moratti che, se vincerà, diventeranno consiglieri comunali. Avevamo due assessori uscenti che contiamo di confermare. Non siamo soliti ad autodanneggiarci. Abbiamo collaborato con grandissima convinzione alla campagna della Moratti e lo faremo anche nei prossimi giorni in vista del ballottaggio».