domenica 23 maggio 2010

A ciascuno il suo


Discorso del 20/5/2010 in aula consiliare a Siena per la richiesta dei Fondi FAS per la messa in sicurezza delle scuole

Il documento presentato è condivisibile, sia nella forma, e di questo bisogna apprezzare lo sforzo di chi ha lavorato per limare alcune espressioni di natura massimalista e qualunquista presenti nel documento originario, poste con l’intento di creare tensioni e astio finalizzati allo scontro politico.
Ma, soprattutto, il documento è apprezzabile nella sostanza del dispositivo, con il quale in pratica si chiede al Governo del Paese di erogare i fondi già stanziati per la messa in sicurezza delle scuole dei nostri figli, ma anche perché punta ad una ottimizzazione, in chiave di trasparenza e di oggettività, dei criteri con i quali questi fondi vengono assegnati ai vari Enti locali. Anche per questo il documento è giusto.
Perché questi soldi sono stati stanziati, ricordiamo in sintesi che con Legge n. 289/2002 vennero istituiti presso il Ministero dell’economia e delle finanze ed il Ministero delle attività produttive i Fondi per le aree sottoutilizzate, che dovevano servire al riequilibrio economico e sociale tra aree del Paese. Successivamente, con D.L. 8 maggio 2006 n. 181, convertito in legge n. 233/2006, la gestione di questo Fondo venne trasferita al Ministero dello sviluppo economico.
Con l’art. 18 del DL n. 185/2008, in considerazione della eccezionale crisi economica internazionale così è scritto nel preambolo di questo D.L. e della conseguente necessità di riprogrammazione nell’utilizzo delle risorse disponibili, dispone che il CIPE assegni una quota delle risorse nazionali disponibili del Fondo aree sottoutilizzate al Fondo infrastrutture anche per la messa in sicurezza delle scuole. Stiamo parlando di 1000 milioni di euro per la messa in sicurezza delle scuole e 200 milioni per l’edilizia carceraria, stando alla DELIBERAZIONE DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI del 6 marzo 2009. Pensate alla coincidenza diabolica, la Deliberazione è di un mese esatto prima del Terremoto dell’Aquila, dove sono morti dei ragazzi proprio nella Casa dello studente.
Quindi se questi soldi per la messa in sicurezza delle nostre scuole ci sono è giusto che vengano spesi, soprattutto se nel contempo sono state rilevate criticità infrastrutturali che fanno temere per l’incolumità di chi a scuola praticamente ci vive, come i ragazzi che vi studiano, ma anche tutto il personale docente e non docente, per i quali la scuola rappresenta il luogo di lavoro.
Inoltre, considerato che la disposizione per il CIPE, con la quale sono state stanziate risorse al Fondo infrastrutture anche per la messa in sicurezza delle scuole, teneva già conto della crisi economica internazionale, perché è motivazione citata nella deliberazione del Presidente Berlusconi, possiamo pensare e affermare che distogliere queste risorse rappresenterebbe un segnale grave, che denoterebbe una situazione drammatica della nostra economia nazionale, molto più drammatica di quanto possiamo intuire.
Su questo punto, sul tema della crisi, mi vorrei soffermare per offrire una giustificazione ulteriore del nostro atteggiamento e quindi del nostro voto favorevole. Perché il gruppo Pdl in Consiglio provinciale non ha mai affrontato con superficialità la questione della crisi economica internazionale, non abbiamo mai detto che l’Italia ne era fuori, a riguardo il gruppo del Popolo delle Libertà in Consiglio provinciale ha sempre manifestato il buonsenso, anche esagerando, perché abbiamo esercitato buonsenso anche contraddicendo ciò che affermava il nostro “padrone” (tanto per usare un eufemismo caro alla Meloni) , quando vi erano leggeri segnali di ripresa. Noi per questa disobbedienza ci siamo presi pure le vostre critiche, mi riferisco in particolare a quanto affermò il Consigliere di Sinistra e Libertà Roberto Renai, quando in quest’aula, con tono sarcastico, evidenziò la differenza che egli sosteneva di non riuscire a comprendere, tra la nostra tesi della crisi ancora in essere e quanto si leggeva sui giornali dove esponenti del governo accennavano a segnali di ripresa. Il nostro atteggiamento deve essere letto e qualificato allo stesso tempo in chiave di ragionevolezza e complessità del ruolo di opposizione, perché rifiutiamo di esercitare il mero rimbalzo dell’azione di governo della Provincia, dato che tendiamo all’identificazione di espressione politica alternativa rispetto alla coalizione che oggi guida questo Ente. Da questo la complessità. E non dico questo per offendere qualcuno, ma perché semplicemente penso che chi ci ha votato l’ha fatto perchè questo voleva.
Ritornando al Presidente del Consiglio e al nostro atteggiamento indisciplinato nel giudizio sulla crisi, noi sapevamo che i toni del Governo erano quelli del buon padre di famiglia, di esercitare rassicurazione rispetto al pericolo incombente per evitare comportamenti isterici pericolosi e dannosi per la soluzione del problema.
Abbiamo visto tutti quanto accaduto in Grecia, a proposito Sig. Presidente Bezzini penso sia doveroso esprimere il cordoglio per le vittime degli incidenti di Atene, dove tra gli altri ha perso la vita una giovane donna lavoratrice, incinta al quarto mese di gravidanza.
Per quanto ci riguarda la crisi è molto più drammatica di quanto si possa pensare e il momento presuppone un atteggiamento responsabile di tutta la classe politica, non solo di chi governa, ma di tutti, anche delle opposizioni e non solo della classe politica impegnata in Parlamento, ma di tutti gli eletti in qualunque contesto istituzionale.
Il momento drammatico che stiamo vivendo presuppone atteggiamenti seri, scelte forti e inderogabili, a tutti i livelli.
Perché la crisi economica che stiamo vivendo ci toglie il tempo per riflettere, ci toglie il tempo di pensare e per questo che dobbiamo prenderci il tempo di riflettere e di pensare. Non è più tempo di dividerci per espressioni o locuzioni più o meno antipatiche. Non è più il tempo di guardare indietro e giocare a fare i fascisti o i partigiani. I nostri figli, la gente che ci ha votato in questa provincia, guardano a noi e noi dobbiamo sentire la responsabilità del peso che portiamo rispetto all’incarico che ci è stato affidato, sia esso di governo, quanto quello di opposizione. E forse bisogna partire proprio da questo Sig. Presidente, dalle opposizioni che devono avere la possibilità di meritare rispetto, considerazione, dignità politica, perché ciò è a garanzia di qualunque sistema democratico e più l’opposizione è rispettata e tanto più il grado di democrazia è elevato, Sig. Presidente.
Il fatto che tutti guardiamo oltreoceano per cercare le cause della crisi ci deve far temere, perché la crisi economica che sta segnando questi nostri tempi non viene da lontano, non bisogna attraversare l’Atlantico per trovare le cause di una degenerazione del sistema capitalistico sempre più ostaggio dell’anarchismo del sistema finanziario.
La crisi economica inizia in casa nostra e la poteva prevedere anche un ragazzo delle medie, perché è causa di atteggiamenti relativistici e superficiali di chi era troppo abituato a fare l’imprenditore coi soldi degli altri, con i fidi e i superfidi delle banche o delle finanziarie, di chi non lavorava per lo sviluppo economico e sociale (chiamatelo pure progresso se vi pare), ma per farsi il fuoriserie o il SUV e per viaggiare intorno al mondo e sperperare ricchezza che apparteneva non al presente, ma quanto al futuro che verrà. E’ il futuro non appartiene e non dipende mai pienamente da chi vive il presente, per questo non è giusto ipotecare il futuro. Lo stesso atteggiamento irragionevole oltre che delle imprese e degli imprenditori lo si potrebbe dire di tutte le organizzazioni indebitate, siano esse enti pubblici che privati. Oggi è così e poi si vede. Noi per questo abbiamo fortemente criticato a dicembre, nel bilancio di previsione, l’indice di autofinanziamento, perché per quella operazione di spostamento delle entrate tra titoli del bilancio, l’indice esposto si caratterizza per la dipendenza più che per l’indipendenza finanziaria.
Ma tornando alla nostra crisi economica, è successo che nel momento in cui i volumi di esposizione accumulati dal sistema finanziario è diventato insostenibile per il sistema stesso, qualcuno ha deciso di chiudere i rubinetti e tutti si sono accorti che la giostra si stava fermando. Tutti giù per terra recita il girotondo. E questo sta succedendo. Ha detto Tremonti che questa nuova ondata di crisi è data dalla grande massa di debito privato che è stata assorbita dagli Stati. Ergo, ora noi dobbiamo pagare le fuoriserie e vizi di chi ha vissuto al di sopra delle proprie possibilità. E il paradosso è che lo dobbiamo fare per forza, perché a rischio è l’intero sistema economico globale.
In questi giorni si parla di manovra correttiva, da 25, 26 o 28 miliardi di euro. In tutta Europa se ne parla, in Francia è prevista una manovra annunciata in tre volte la nostra. In Spagna più del doppio. Così pure in Germania e in tutti i Paesi europei vi saranno finanziarie correttive.
Ho l’impressione che forse è giunto il momento di smettere di pensare a destra e sinistra, intese in senso classico, per identificare la separazione dello spazio politico culturale e filosofico che ci divide, ma forse oggi la politica presuppone scelte, azioni, atteggiamenti che non sono più eludibili e ognuno di noi, per la responsabilità che porta come uomo prima e come politico poi, deve farsi carico del proprio tempo e di questa responsabilità.