giovedì 21 aprile 2011

Alle imprese occorre fiducia ed una riforma che operi nel quotidiano

La recente crisi economica ci ha dimostrato che l’eccesso di regolamentazione non migliora la sicurezza nei rapporti commerciali e finanziari. E che alla concorrenza è più necessario un quadro di regole certe, improntate alla trasparenza, che garantisca una selezione delle imprese più efficienti e virtuose, al fine di tutelare gli interessi dei consumatori e quindi dell’intera comunità.
Ad oggi l’intero impianto di regolamentazione del sistema delle imprese è orientato dal sospetto più che dalla fiducia e di conseguenza il sistema delle procedure amministrative, ad ogni livello, grava sul sistema economico-produttivo. Nel recente passato abbiamo assistito ad una limitazione del peso amministrativo, con nuove procedure che per essere flessibili venivano incentrate alla discrezionalità. Ma proprio il potere discrezionale ha dato vita alla gran parte dei vincoli onerosi che oggi gravano sulle imprese. Ciò è accaduto perché per favorire il mercato e lo sviluppo è stato scelto il percorso delle riforme epocali, con provvedimenti che nella prassi non sono risultati concreti e di conseguenza non hanno trovato adeguato recepimento.
Alle imprese occorre una legislazione semplice, chiara nei principi, certa e trasparente, che si tramuti in una riforma del quotidiano, in grado di garantire l’effettiva necessità e proporzionalità delle procedure amministrative, come auspicato dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato (nella relazione annuale sull’attività svolta nel 2009).
Mentre ad oggi il peso della burocrazia, che grava sul mondo delle imprese, è quasi opprimente. Ad esempio le comunicazioni di dati a carico delle aziende, al netto di tutti i provvedimenti di semplificazione che sono stati messi in atto, dal 2006 ad oggi si sono addirittura moltiplicate, dando luogo in più occasioni a ripetizioni di dati che già sono in possesso alla Pubblica amministrazione. Tradotta in termini contabili, questa situazione, dà luogo a costi improduttivi, che sono un peso che ostacolano la ripresa. Tutto questo non favorisce la nuova stagione che occorre per liberare le energie sane del nostro sistema produttivo. Energie sane che in fin dei conti sono rappresentate da quel mondo imprenditoriale che non chiede sussidi o aiuti di stato, ma la libertà di operare in un contesto caratterizzato da regole certe e semplici.